Montalto
e Careste, proseguendo poi per Ruscello, e da qui fino a Valbiano,
oppure per il Monte di Facciano (936 m.) e da qui fino a Quarto ed al
suo lago, costituiscono una delle zone di maggiore interesse
naturalistico dell'Appennino Cesenate. Proprio in virtù del suo pregio
ambientale è stata inclusa dalla Regione Emilia-Romagna -
nell'ambito del progetto "Rete
Natura 2000" - nei Siti di Interesse Comunitario (SIC) con la
denominazione: IT4080010 - Careste
presso Sarsina.
Il progetto "Rete Natura 2000"
trae origine dalla Direttiva dell'Unione
Europea n. 43 del 1992 denominata "Habitat" finalizzata
alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio
dell'Unione stessa e, in particolare, alla tutela di una serie di
habitat e di specie animali e vegetali particolarmente rari. La
Direttiva in questione prevede che gli Stati dell'Unione Europea
contribuiscano alla costituzione della rete ecologica Natura 2000 in
funzione proprio della presenza e della rappresentatività sul proprio
territorio di questi ambienti e specie animali e vegetali.
Il sito comprende un’area submontana
tipica dell’Appennino cesenate, collocata tra Borello e Savio
all’altezza di Sarsina (FC). Attorno all’aereo, semicircolare
contrafforte di Careste, che degrada a Nord verso il Rio Cella-Ranchio e
a Sud verso il Rio Molinello con le sue celebri Marmitte dei Giganti
presso Sarsina, si sviluppano versanti arenacei a forte componente
marnoso-calcarea sui quali si alternano, in un una complessa mosaicatura,
ambienti collinari un tempo coltivati e foreste submontane più fresche,
il tutto inciso da vallecole a tratti scoperte da intensa erosione.
L'area è percorsa ad "anello"
da una strada sterrata e nel suo tratto più a monte segue il crinale
fra la valle del Savio e quella del Borello.
Escludendo alcuni nuclei abitati ancora presenti nel suo tratto
iniziale, partendo da Sarsina, il territorio è caratterizzato dalla
presenza di ruderi e chiese abbandonate. Di particolare interesse sono
la chiesa di San Salvatore, in Montalto - dalla quale proviene il
pregevole bassorilievo del X secolo ora inserito alla base dell'altare
maggiore della Cattedrale di Sarsina, e la settecentesca chiesa di S.
Andrea di Careste posta proprio sul crinale fra le due valli.
L’area,
capillarmente colonizzata da insediamenti rurali in un passato anche
recente, fa parte del più vasto complesso demaniale regionale
“Foresta di Careste-Sarsina”, del quale occupa quasi per intero la
porzione settentrionale. I boschi, che coprono oltre il 50% dell’area,
prevalentemente con cedui anche invecchiati di latifoglie dei querceti
misti, presentano in realtà uno sviluppo abbastanza modesto, con
frequenti rinfoltimenti ed ampliamenti operati tramite conifere (Pino
nero e silvestre soprattutto) di non eccelso vigore.
Praterie e incolti si alternano a garighe, cespuglieti ed arbusteti,
soprattutto di ginepro, di chiara influenza mediterranea lungo le
esposizioni calde, dando luogo ad habitat particolarmente adatti alla
diffusione di orchidee, per le quali il sito rappresenta una delle aree
più pregevoli dell’intera regione.
La gestione del sito non presenta ostacoli o rischi rilevanti essendo
l’area interessata da ridotta pressione antropica e da un piano
d’assestamento forestale che riguarda l’area demaniale, quindi gran
parte del sito, e che potrà provvedere ad incrementare a fini
faunistici il numero di alberi grandi o marcescenti con cavità utili
alla fauna. Tre habitat d’interesse comunitario rivestono
complessivamente circa un terzo della superficie del sito.
Vegetazione
I boschi, indubbiamente alterati
dalle ripetute, intense ceduazioni, sono dominati dal Carpino nero, con
frequenti Roverella (per lo più rilasciata come matricina) e Orniello
oltre a saltuari Cerro, Castagno, sorbi e aceri (opalo e campestre). Più
interessanti sono le formazioni arbustive, variate e spesso
inframmezzate a praterie semiaride, e le garighe. Queste formazioni
vegetano in differenti stadi evolutivi per lo più rallentati da
generali condizioni di scarsa fertilità.
Il Ginepro comune è probabilmente la specie più diffusa, insieme alla
Ginestra odorosa; non manca il Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus
var. rufescens) nei settori più caldi, anche curiosamente
associato, in radi aggruppamenti su suoli rocciosi e decarbonatati, a Polygala
chamaebuxus e Calluna vulgaris, specie nordeuropee di climi
più freschi, oppure a Cistus incanus e Cotynus coggygrya,
marcatamente termofili.
Evidentemente qui si conservano consociazioni affatto comuni di specie a
distribuzione relittuale, incontratesi in tempi e modi diversi ma ancora
compresenti in plaghe a bassa entropia e ridotta concorrenza
interspecifica. L’intero sito rappresenta inoltre la situazione ideale
per una famiglia di specie abbastanza neglette quali le orchidee, che
presentano qui diffusione e ricchezza di specie davvero non comuni,
anche sotto la copertura spesso rada degli impianti di conifere.
Tra le più rappresentative vanno ricordate Aceras antropophorum,
Himantoglossum adriaticum, Serapias spp. e quasi tutte le Ophrys
presenti in Regione. Sono infatti per la maggior parte orchidee le ben
36 specie diverse registrate nell’area dal Censimento - Atlante della
Flora protetta della Regione Emilia-Romagna (1996).
Fauna
Per l’avifauna, nidificano
Tottavilla (Lullula arborea) e Averla piccola (Lanius collurio),
oltre ad una decina di specie comuni negli habitat agricoli e di ecotono
forestale della pianura e bassa collina. Tra i Mammiferi, presenti
Istrice, Quercino (Eliomys quercinus) e Puzzola (Mustela
putorius). I vertebrati minori annoverano il Tritone crestato (Triturus
carnifex) di interesse comunitario, oltre a Colubro di Esculapio e
Raganella. Tra gli Invertebrati sono presenti gli insetti Percus
passerinii, Isotomus barbarae, Nebria fulviventris. Un
censimento faunistico aggiornato, con particolare riguardo ai chirotteri
forestali, potrà meglio definire presenze probabili non ancora
accertate.
L'intera area si presta ad interessanti
escursioni per il fascino e la suggestione dei panorami, nonché per
la sua vegetazione e specie animali.
Assolutamente da visitare l'Abbazia
di San Salvatore in Summano, nei pressi di Montalto, e il Parco
delle Marmitte dei Giganti
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