Ministero della Cultura

Direzione Regionale Musei
Emilia-Romagna

 

 

 

 

MAUSOLEO DI RUFUS

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Mausoleo di Rufus
(Ministero per i Beni e le Attività Culturali
- Museo Archeologico Nazionale Sarsinate)

Si tratta di uno dei meglio conservati e più significativi esempi del tipo di monumento romano ad edicola, testimoniato, con diverse varianti, in molte regioni della penisola e in alcune province transalpine tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.
Il prototipo cui si ispira tale tipologia architettonica è rappresentato dal grande sepolcro eretto verso la metà del IV sec. a.C. in onore del re Mausolo di Alicarnasso, in Asia Minore, da cui deriva lo stesso termine di mausoleo. La forma di tempio attribuiva al luogo di sepoltura uno spiccato valore sacrale ed eroico.
In età ellenistica il modello si diffuse in Grecia e in parte del Mediterraneo fino a raggiungere l'Italia meridionale, da dove poté irradiarsi in ambiente romano.
Componenti fondamentali di questo genere di monumento sono il grande basamento con iscrizione dedicatoria, il corpo mediano a forma di cella templare, spesso con colonnato anteriore e finta porta interna, a simboleggiare la porta dell'al di là, la copertura a cuspide, che di regola, assume forma piramidale.

Il sepolcro di Rufus (Sala V) fu eretto in piena età augustea (fine del I sec. a.C.) nel settore monumentale della necropoli di Pian di Bezzo, al di sopra di un cinerario in arenaria; la sua completa ricomposizione all'interno del Museo è stata effettuata utilizzando per lo più le membrane originali, in pietra calcarea, recuperate nel corso dello scavo.
Il monumento si leva su una base quadrata di 4,62 m. di lato e raggiunge i 13,35 m. di altezza complessiva.
Il podio a dado è suddiviso da un fregio a meandro e coronato da un fregio dorico a fiori e bucrani; sulla fronte corre l'iscrizione di dedica che in origine ricordava quattro persone, delle quali è oggi identificabile solo il nome di un Rufus.
Al di sopra è il corpo mediano a cella templare, con finta porta e quattro colonne corinzie che reggono una trabeazione con fregio vegetale; tra le colonne sono le statue panneggiate dei personaggi ricordati nell'epigrafe, uno solo dei quali effettivamente seppellito sul posto.
La parte superiore del monumento, a cuspide piramidale, è affiancata da quattro sfingi, poste a ideale protezione del sepolcro, e coronata da un capitello terminale su cui poggia un finto vaso cinerario globulare con teste di grifo.


 

MOSAICO CON IL "TRIONFO DI DIONISO"

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Mosaico con "Trionfo di Dioniso"
(Ministero per i Beni e le Attività Culturali
- Museo Archeologico Nazionale Sarsinate)

Il grande mosaico (Sala V), ricomposto a parete, originariamente apparteneva ad una domus esplorata nel 1966 nel centro della città, a meridione dell'attuale Via Roma; l'abitazione romana era situata all'interno di un quartiere che si estendeva a ovest dell'antico foro, la piazza principale di Sassina in parte coincidente con l'odierna Piazza Plauto.
Lo scavo ha consentito di porre in luce gran parte dell'edificio residenziale, costituito in età repubblicana, ristrutturato ed ampliato a più riprese durante l'età imperiale, abitato fino alla seconda metà del III sec. d.C., quando fu distrutto da un violento incendio che ne sigillò sotto le macerie le strutture architettoniche e le ricche suppellettili (altre sezioni pavimentali e parte degli arredi sono esposti al piano superiore del Museo, nelle sale D e E).
Il mosaico, di 8,90 x 6,30 m., ornava una vasta sala di rappresentanza, probabilmente un triclinium estivo, posta al centro della domus. I tre lati della stanza da pranzo, privi di decorazione, dovevano essere riservati ai letti dei commensali.
Il mosaico, databile agli inizi del III sec. d.C., presenta una composizione figurata in tessere di pietra e pasta vitrea.
Nella parte superiore corre una fascia, corrispondente alla soglia d'accesso della sala, con scena di caccia in bianco-nero. Il campo mediano, policromo, è bordato da una cornice con fregio vegetale a girali d'acanto fiorito, dentro il quale si dispongono vari soggetti di carattere dionisiaco.
Al centro, nel tondo principale, appare Dioniso su un carro trainato da tigri, governato da Pan e da un Satiro.
Attorno ad esso sono raffigurati animali esotici e quattro teste di Venti, collocate in posizione angolare.
Nei due pannelli laterali sono ricavati sei quadretti con altrettanti personaggi della cerchia di Dioniso: Pan, Sileno, Menadi e Satiri.
Questo grande mosaico è particolarmente interessante per lo stile, difficilmente riscontrabile con altri in Italia, e per la datazione, a conferma che Sarsina non risentiva della crisi economica del tempo.


 

MONUMENTO DI PUBLIUS VIRGINIUS PAETUS

Mausoleo di Paetus
Monumento di Publius Virginius Paetus
(Ministero per i Beni e le Attività Culturali
- Museo Archeologico Nazionale Sarsinate)

Nella Sala IV si trova il monumento di Publius Verginius Paetus.
Questo tipo di sepolcro risulta ampiamente diffuso in gran parte della penisola durante il I sec. a.C., come monumento funebre ed onorario di facoltosi membri delle aristocrazie locali, celebrati attraverso le iscrizioni dedicatorie spesso accompagnate da figurazioni a rilievo.
La struttura è caratterizzata dalla forma cubica del corpo centrale, poggiante su uno zoccolo corniciato e docorato superiormente da un fregio dorico a triglifi e metope, solitamente ornate da fiori e teste di bue (bucrani).
Quasi mai si conservano resti del coronamento, che poteva consistere tanto in semplici terminazioni angolari ad acroterio con motivo vegetale, quanto in una copia di pulvini cilindrici, che conferivano all'insieme la forma di una hrande altare; in alcuni casi il dado di base serviva sa supporto per più complesse architetture ad edicola (piccolo tempio).

Le lastre di calcare recuperate in crollo a Pian di Bezzo hanno consentito di ricomporre quasi integralmente il corpo architettonico del monumento, originariamente a muratura piena, eretto sull'urna cineraria di Verginius Paetus nell'ultimo ventennio del I sec. a.C., in piena età augustea.
La struttura, larga 3,50 m, è inquadrata e scandita da cornici e da partizioni architettoniche a paraste lisce e a fregio dorico floreale.
Sulla parte superiore della fronte corre l'iscrizione che ricorda il nome dei Paetus e il suo grado militare di tribunus militum a populo; al di sotto sono resi, a rilievo, i simboli delle cariche rivestite dal defunto nella sua carriera nell'esercito e come magistrato del municipio sarsinate: a sinistra uno scudo umbonato su lancia; a destra un fascio littorio, un subsellio e una sella curule.
A fianco del sepolcro sono sistemate tre grandi teche di arenaria in cui erano collocate, protette da contenitori di metallo, le urne cinerarie in alabastro di Paetus e di due famigliari seppelliti nelle immediate vicinanze del monumento.

 

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Data ultimo aggiornamento 19-09-2022