Supervisione
scientifica
Luigi Malnati, Paola Desantis (Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell'Emilia Romagna)
Coordinamento
Paola Desantis
Testi
Laura Bettini, Barbara Faenza, Daniela Ferrari, Federica Guidi
Illustrazioni
Maria Agnese Mignani (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia
Romagna)
Computer
grafica
Vanna Politi (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna)
Progetto
Grafico copertina
Maria Agnese Mignani, Vanna Politi
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Indice:
Presentazione
Tutti pazzi
per la moda!
Primitivo sarà
lei!
A qualcuno piace
calvo
Mentre
Penelope tesseva...
L'Etrusco fa
tendenza
Il trucco c'è... e si vede
Chi è la più
bella del reame?
Che barba
i Longobardi! |

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Presentazione
Moda, costume e bellezza nell'Italia
antica è il tema sul quale il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali sollecita quest'anno, come l'anno scorso accadde per Lo
sport nell'antichità, iniziative espositive, pubblicazioni ed
eventi che siano l'occasione per proporre e riproporre all'attenzione,
sul filo di un argomento di tanto vasto richiamo, l'importanza del
nostro patrimonio archeologico, diffuso su tutto il territorio
nazionale.
Come nel caso dello sport, divenuto motivo di riflessione sulle matrici
più antiche di atteggiamenti culturali e comportamenti sociali e
religiosi, anche la moda sarà prezioso filo conduttore per portare alla
luce, nel confronto con l'antichità, i più profondi significati
simbolici connessi all'arte dell'apparire e del rappresentarsi.La Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell'Emilia Romagna ha voluto affiancare alle varie iniziative
espositive proposte sul tema della moda antica, nei musei di Parma, Marzabotto,
Ferrara, Sarsina e Classe, che consentiranno una panoramica di come ci si
abbigliava localmente dalla preistoria a l medioevo, una pubblicazione a
carattere didattico-divulgativo, pensata espressamente per i bambini e i
ragazzi della scuola dell'obbligo.
Nel dare questa opera alle stampe si è inteso assolvere un duplice
compito: da una parte offrire alla scuola uno strumento utile ed
accattivante per favorire l'acquisizione di alcune nozioni generali, ma
soprattutto proporre uno schema di apprendimento di tipo creativo o, per
meglio dire "generativo".
Il nitore delle curatissime illustrazioni, la previsione con cui
corrispondono all'efficacia dei testi sembra offrire un raro esempio di
cultura dell'immagine "illuminata" e non soffocata dalle
parole.
Attraverso le esperienze di scavo dell'archeologa Tricotilla e sull'onda
delle suggestioni create dai reperti che tornano alla luce, si
"attraversa" con levità il tema della moda, che si compone e
prende spessore dall'articolarsi dei molteplici "quadretti" e
commenti dal paleolitico agli egiziani, dai greci, etruschi e romani,
fino ai bizantini ed ai longobardi.
L'auspicio è che questo libretto, come pure è accaduto per quello
dedicato allo sport, riesca a stimolare nei giovani, ma anche più
genericamente in un pubblico di non specialisti, il diletto della
conoscenza e quel desiderio di saperne di più che è alla base di ogni
operazione che voglia definirsi veramente didattica.
Luigi Malnati - Soprintendente
per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna
Paola Desantis - Responsabile
dei Servizi Educativi della Soprintendenza per i
Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna
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Tutti pazzi
per la moda
La moda e la bellezza sono passioni antiche...
Apriamo assieme a Tricotilla, archeologa arzilla, il baule della storia e
assistiamo alla più grande sfilata di moda di tutti i tempi!
Stoffe leggere e pesanti, bianche o di colori sgargianti, parrucche, gioielli e
trucchi...da dove cominciare?
Per fare un bel vestito ci vuole prima di tutto... la stoffa!
Una ricca signora di Atene o Roma poteva anche acquistare i tessuti già pronti
nelle botteghe ma, di solito, ogni donna preparava i vestiti in casa.
Il primo passo era la scelta del materiale: lana, lino, cotone, canapa e seta
sono usati a seconda delle diverse epoche storiche, delle diverse stagioni e
delle diverse circostanze.
I colori erano ricavati da piante, frutti, animali e minerali, dunque da tutto
ciò che c'era in natura: con lo zafferano si poteva ottenere, invece del
risotto, una bellissima tintura gialla, ,mentre l'uva bianca e nera permetteva
di colorare i tessuti dal verde al viola, dal grigio al bruno; per vere un rosso
intenso, il color porpora, si usava addirittura un mollusco, anzi migliaia di
molluschi per ottenere un solo vestito che per questo era costosissimo.
Ma tutti i popoli del mondo antico e anche di quello moderno non si accontentano
solo di bei vestiti: avere una particolare pettinatura, un corpo curato e ornato
con splendidi gioielli è da sempre uno dei requisiti per essere veramente alla
moda.
Aspetta, un'ultima cosa prima di cominciare! Ricorda sempre che nel mondo antico
l'abito... fa davvero il monaco!
Infatti un bel vestito e ricchi gioielli si accompagnano sempre ad una
determinata classe sociale. Per dirlo in altre parole, mi vesto non secondo i
miei gusti e i miei desideri ma secondo quanto la mia posizione sociale
richiede, per far capire immediatamente, a chi mi vede, chi sono io.
E allora... che la sfilata abbia inizio!

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Primitivo
sarà lei!
La vita in un villaggio preistorico doveva essere
abbastanza dura: a seconda del luogo, si abitava in gortte o in capanne fatte di
fango e paglia.
Gli uomini e le donne coltivavano i campi e allevavano gli animali, il tutto
senza troppi lussi e senza troppo tempo per dedicarsi alla moda ed alla
bellezza.
Almeno questo è quello che crediamo noi, perché sono davvero pochi i gioielli
e gli ornamenti che sono rimasti, anche se il lungo tempo passato potrebbe
essere il vero responsabile della loro assenza.
Infatti quasi nulla sappiamo degli oggetti di ornamento risalenti al
Paleolitico, mentre a partire dal Neolitico troviamo conchiglie
e denti di animali usati come collane; è solo con l'età del Bronzo che
compaiono pettini d'osso, spilloni in bronzo e qualche gioiello, ad esempio
ciondoli e perle in ambra e vetro.
Di certo, a partire dal Neolitico l'uomo ha utilizzato la stoffa per
confezionare i suoi abiti: sono stati recuperati numerosi frammenti, soprattutto
in lino e lana.
Sappiamo inoltre come si realizzavano, anche perché gli strumenti usati sono
rimasti più o meno gli stessi fino all'età romana.
La fibra animale o vegetale, dopo essere stata lavata e pettinata, veniva
avvolta su un bastone di legno chiamato conocchia o
rocca.
Poi con il fuso, un bastoncino di legno, con in fondo un piccolo peso di
terracotta (la fusaiola) che rendeva omogenea e forte la rotazione, si creava il
filo.
Il telaio era lo strumento fondamentale per passare
da un semplice gomitolo di filo alla stoffa.
Si tratta di un oggetto fatto con pali di legno, sul quale vengono fissati
diversi fili verticali (ordito), tenuti in tensione da pesi di terracotta. Tra
questi fili tesi si passa, con una spoletta, il filo orizzontale (trama) e, con
tanta pazienza e un po' di esperienza, si ottengono i tessuti per preparare gli
abiti. Possiamo immaginare che questi abiti fossero tuniche, gonne, bluse e
mantelli.
Non mancano anche copricapi a cono, realizzati
intrecciando fibre palustri. Ne sono stati trovati nelle Alpi, chissà se erano
solo una moda locale o se erano usati anche altrove!

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A qualcuno
piace calvo
Tra sabbia, sole e caldo avere una pelle perfetta
non era impresa da poco. Ma olii e grassi profumati assicuravano agli Egizi di
essere ben protetti dalle scottature e dalle sferzate del vento. Le ricche
signore usavano unguenti a base di giglio, mentre l'olio di ricino era tutto
quello che poteva permettersi la povera gente, ugualmente efficace, ma di colore
nauseante.
Una lunga linea nera sottolineava gli occhi di uomini e donne, non solo per
esser belli, ma anche per proteggersi dalle mosche e dalle infezioni che in un
clima caldo sono sempre in agguato.
Per ricavare il colore nero, il Kohl, bisognava
triturare un minerale di piombo, la galena, e mescolarlo con grasso animale; poi
con un bastoncino veniva applicato sugli occhi.
Il trucco degli egizi non finiva qui: c'erano rossetti per le labbra fatti con
ocra rossa mischiata con grasso , polveri colorate da stendere sul viso, ma
anche sulle unghie veniva dato una specie di smalto fatto con l'henné.
Per avere la testa sempre in ordine cosa c'è di meglio di una parrucca
da indossare nelle occasioni importanti? ne sono state trovate di tutti i tipi:
lunghe, corte, ricce, lisce o a treccioline, fatte con capelli veri!
No pensare per questo che nell'antico Egitto avessero tutti la testa rapata: in
realtà molte mummie sfoggiano capelli lunghi e proprio nella valle del Nilo
sono nate le prime ricette per coprire i capelli bianchi.
La passione per i profumi era tale che, durante le feste, venivano appoggiati
sulle parrucche dei piccoli coni di grasso profumato che, con il caldo, si
scioglievano e scendendo lungo la parrucca e l'abito l'impregnavano di buon
odore a lungo.
In un paese caldo, come l'Egitto, la stoffa più usata era il lino, col quale si
realizzavano abiti che nel corso dei tempi si sono modificati.
La donna portava una lunga tunica con o senza
bretelle; a seconda dell'epoca la veste poteva essere liscia, pieghettata,
aderente o morbida, arricchita con mantelli.
L'uomo indossava normalmente un gonnellino, i più ricchi anche la tunica. Molti
avevano le "mutande" (il perizoma), che
potevano anche portare le iniziali del proprietario, come quelle di un
architetto di nome Kha.
Il tocco finale per essere davvero bellissimi era quello di indossare orecchini,
collane, braccialetti, cavigliere e ricchi diademi da mettere sulla parrucca.
E ai piedi? Chi poteva, sfoggiava sandali infradito
di papiro, palma o cuoio, anche colorato!

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Mentre
Penelope tesseva...
Entrare
nella stanza di una signora greca non doveva essere molto diverso che entrare in
bagno dopo che tua sorella maggiore si è preparata per uscire il sabato sera.
Profumi e unguenti alle rose, mandorle, mele cotogne e zafferano erano
conservati in piccoli vasi a forma di brocca (oinochòe), anfora (amphorìskos),
sfera (aryballos), cilindro (alàbastron). Pettini e nastri sparsi un po’
ovunque per acconciare i capelli che spesso erano tinti di biondo e di rosso.
Tutto
questo per rendere affascinanti tutte le signore, anche quelle che, viste di
prima mattina, avrebbero spaventato persino Ercole!
Dice
il proverbio “Per abbellire, bisogna soffrire!”: quindi, per avere uno
sguardo languido e seducente, nulla è meglio del crocodilea, ottimo collirio a
base di escrementi di coccodrillo.
Da
cassapanche di legno venivano estratti abiti profumati con frutti e fiori
aromatici di coccodrillo.
Da
cassapanche di legno venivano estratti abiti profumati con frutti e fiori
aromatici, da indossare direttamente sul corpo nudo, visto che i Greci non
usavano biancheria, ad eccezione delle donne che potevano portare una fascia
come reggiseno.
A
seconda del clima le stoffe potevano essere di lino o di lana, mentre più rara
e preziosa era la seta, che i Greci non sapevano produrre ma importavano
dall’Oriente, e poco usata era la canapa.
Due
erano i modelli più diffusi per le signore alla moda: il peplo e il chitone.
Il
peplo era un semplice rettangolo di stoffa, piegato lungo il bordo superiore in
modo da formare un ampio risvolto e avvolto attorno al corpo, fissato infine
alle spalle con grosse spille; poteva avere il fianco aperto o cucito ed essere
indossato con o senza cintura.
Il
chitone era una semplice tunica cucita lungo i fianchi e sopra le spalle, in
modo da lasciare tre aperture per far passare la testa e le braccia e, di
solito, era assicurato alla vita da una cintura.
Anche
gli uomini vestivano con un chitone che, a seconda dell’età, del ceto
sociale, delle occasioni e dell’epoca storica, poteva essere lungo o corto.
Il
tocco finale per un abbigliamento impeccabile era il mantello e, in certe
occasione, il cappello e … le scarpe, che erano molto meno comuni di quanto si
possa pensare.
E
chi poteva permetterselo, impreziosiva l’ abito con spille (fibule), spilloni,
laminette dorate e si ornava con anelli, bracciali e collane.
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L'Etrusco
fa tendenza
Se
tu chiedessi ad un antico greco o ad un antico romano a quale popolo dare la
palma dell’ eleganza e del lusso ti risponderebbe, con un bel po’ di
invidia: “Ma…ovviamente agli Etruschi!”
Quando,
infatti, anche noi moderni guardiamo le splendide pitture che decoravano le loro
tombe o le figurine di bronzo che venivano messe nei santuari, davvero rimaniamo
colpiti dalla magnificenza dei loro vestiti, ricamati e
colorati, e dal gusto
raffinato degli accessori: gioielli, cinture, scarpe e cappelli.
E’
ovvio che solo le persone più ricche potevano permettersi tutto questo lusso, e
solo in momenti particolari, come feste e cerimonie speciali.
Guardare
le pitture o i bronzetti di allora è un po’ come sfogliare un giornale di
alta moda oggi: non penserai di trovare lì gli abiti con cui vai a giocare in
cortile…
Il
modello base è la tunica di lana o di lino con sopra un mantello. A seconda
delle epoche e delle stagioni cambiano la leggerezza, la presenza o meno di
pieghe e ricami.
Concentriamoci
allora sui particolari: spille in oro, argento e bronzo, dette fibule, per
fissare le vesti; collane in perle d’ ambra e vetro, orecchini, anelli per
agghindarsi e persino piccole lamine in oro da cucire sull’ abito.
Spesso,
per completare l’ abbigliamento, si poteva mettere il cappello: alle signore
si consiglia un cappello a cono detto tutulus, agli uomini un copricapo a larghe
falde simile ad un sombrero messicano!
Ai
piedi sandali, calzari e stivali, rinomati e imitati in tutto il mondo antico,
specialmente le scarpe a punta (calcei repandi)!
Infine,
nei corredi delle ricche signore non è raro trovare una specie di antico
“beauty case” fatto di bronzo, la cista, che conteneva il pettine, lo
specchio, le pinzette per depilarsi e tutti i recipienti per unguenti, profumi e
trucchi vari, sui quali a dire la verità sappiamo poco, ma che dovevano essere
simili a tutti i prodotti usati un tempo nel Mediterraneo.
Il
trucco c’ è … e si vede!

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Il
trucco c'è... e si vede!
Ti
è mai capitato di entrare nella sala romana di un museo? Guardando le
statue e i dipinti dell’ epoca hai notato quante pettinature sfoggiano
uomini e donne dell’ antica Roma? Sembra quasi di essere in un salone
di parrucchiere!
Le
ricche donne romane amavano tingersi i capelle di vari colori: rosso,
biondo, nero e persino blu (colore riservato alle cortigiane).
Le
signore stavano ore a farsi acconciare i capelli: ricci, lisci, con
boccoli, trecce; addirittura, per chi aveva pochi capelli, c’ erano
anche bellissime parrucche.
Per
acconciarsi esistevano strumenti come il calamistrum, una specie di
ferro da ricci, fatto di canna o metallo, che veniva riscaldato per
avvolgere le ciocche da arricciare. Per trattenere e decorare i capelli
si potevano utilizzare accessori come una reticella d’oro, spilloni e
forcine, pettinini e nastri.
Poiché
nel mondo antico non esistevano le foto, chi voleva far ritrarre la
propria immagine poteva farsi scolpire una statua. Per le statue delle
signore, esistevano addirittura parrucche di pietra da mettere sulla
testa, intercambiabili a seconda della moda del momento, affinché la
statua, come la sua proprietaria, fosse sempre all’ ultimo grido!
Anche
di trucco del viso richiedeva cura e tempo: dopo un maschera di bellezza
si stendeva una cipria bianca, la biacca, e sugli occhi ombretto azzurro
o verde, e colore nero per il contorno delle ciglia. Una vera
raffinatezza era, infine, far risplendere la pelle spolverizzandola con
dei lustrini!
Passando
all’ abbigliamento quotidiano. I più poveri indossavano soltanto una tunica, formata da due rettangoli di stoffa cuciti assieme, con un foro
per la testa e trattenuta da una cintura.
Invece
i patrizi (così infatti si chiamavano i nobili a Roma) sopra la tunica
indossavano la toga, una grande pezza di lana o lino (nella sua versione
estiva) fatta a semicerchio e molto, molto lunga. Indossarla era un’
operazione complessa: per non rimanere intrappolati dal tessuto
bisognava farsi aiutare da uno schiavo!
Le
donne usavano la tunica come sottoveste, sopra cui andava la stola, un
abito pieghettato lungo fino a piedi e infine la palla, un ampio
mantello che copriva spalle e braccia.
Ai
piedi uomini e donne usavano scarpe a stivaletto o sandali di vari
colori, talvolta anche dotati di tacco per sembrare più alti!
Ad
una vera signora, a questo punto, mancano solo i gioielli, due gocce di
profumo, la borsetta, il ventaglio e l’ ombrellino parasole… nessun
problema sono tutte cose che al tempo dei romani esistevano già!
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Chi
è la più bella del reame?
Il
lusso sfrenato sembra essere il carattere dominante della moda
bizantina. Oro, argento e pietre preziose venivano utilizzati a
profusione non solo nei gioielli, ma anche per arricchire le stoffe. I
Bizantini avevano raggiunto un’ alta perfezione nel realizzare stoffe
lavorate con fili d’ oro e d’ argento,con ricami a rilievo e a vari
colori, con topazi, perle, coralli, zaffiri e rubini.
Introdussero
anche la lavorazione della seta: furono due monaci che portarono dalla
Cina in Occidente uova e bozzoli di bachi, nascosti nei loro bastoni da
viaggio, e le informazioni necessarie per trasformare il sottile e
prezioso filato in un costosissimo tessuto. Tutto ciò però era
riservato solamente agli imperatori e ai cortigiani. Pur derivando da
quello greco-romano, l’abito base dei Bizantini era più pesante e
quasi privo di panneggi. Gli uomini indossavano comunemente una corta
tunica, trattenuta in vita da una cintura, e sotto portavano le
brache
aderenti come una calzamaglia; il mantello completava l’ insieme. Poco
usato era il cappello, a cono o a semplice cappuccio.
Per
le donne tuniche lunghe fino ai piedi, molto decorate, da indossare
sopra tuniche con maniche aderenti e l’ immancabile mantello da
drappeggiare sulle spalle. Chi faceva parte della corte amava calzare
raffinati “stivaletti” in seta o decorati con oro e pietre preziose.
Capelli raccolti e trattenuti con nastri o reticelle per le donne e
capelli corti e barbe curate per gli uomini, sono la caratteristica
della moda dell’ epoca.
Come
spesso accade, era l’ imperatrice a dettare la tendenza del momento:
seguendo l’ esempio di Teodora, le dame facevano largo uso di prodotti
di bellezza, come creme antirughe, magiche (e disgustose) pozioni
“abbronzanti”, miracolose misture per depilarsi…
Fondamentale
era la scia di profumo al passaggio delle nobildonne, che infilavano
nelle cinture fazzoletti impregnati di essenze rare e
portavano appesi alle calzature piccoli recipienti d'oro pieni
di olio di sandalo, mirra o gelsomino.
Se
pensi che oro e pietre preziose fossero utilizzate solamente per
arricchire gli abiti e le calzature, non hai mai osservato con
attenzione le raffigurazioni di epoca bizantina! I nobili utilizzavano
abbondantemente fermagli, orecchini, bracciali, collane, anelli e corone
spesso di dimensioni enormi.
Con
tutto questo luccichio, forse un bel paio di occhiali da sole sarebbe
stato utile per non rimanere abbagliati alla vista di tanto splendore!
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Che
barba i longobardi!
Incontrare
un guerriero longobardo doveva essere un’ esperienza indimenticabile:
viso incorniciato dalla lunga barba, da cui il nome di questo popolo,
cranio parzialmente rasato, con capelli divisi alla sommità da una
scriminatura di due ciocche lunghe fino all’ altezza della bocca, aria
feroce e armi di vario tipo appese alle cinture.
Eppure,
dietro quest’aria minacciosa, si nascondeva uno spirito raffinato che
si manifestava, per quanto riguarda la moda, anche nella creazione di
gioielli, realizzati con grande abilità in metalli diversi, vivacizzati
da pietre colorate e lavorati secondo le più complesse tecniche dell’
oreficeria.
Abiti
larghi, generalmente di lino, con bande intessute a vari colori e
calzari aperti, fermati da lacci intrecciati, rappresentavano l
‘abbigliamento caratteristico dell’ uomo. Riservato ai cavalieri
era l’ uso di portare anche gambali di panno rosso, simili ai
moderni “scaldamuscoli”, ereditati dal costume romano.
Più
variati sembrano essere gli abiti femminili, che comprendevano bluse
chiuse da fibule da indossare su una gonna “a portafoglio”, semplici
tuniche fermate in vita da cinture, mantelli trattenuti sul petto da
grossi fermagli a disco.
Una
novità è rappresentata dall’ usanza di avvolgere piedi e gambe con
fasce fissate da una fibbia, le antenate delle nostre calze!
E
per avere sempre con sé l’ occorrente per essere a posto in tutte le
occasioni, si poteva appendere alla cintura una piccola borsa, tramite
nastri di cuoio, contenente oggetti per la cura del corpo, pettini in
osso, specchietti e piccoli oggetti di uso quotidiano, come la selce e
l’ acciarino per il fuoco. Ai nastri potevano essere appesi anche
chiavi e ciondoli vari che, oltre ad avere una funzione decorativa,
proteggevano la persona che li portava.
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La pubblicazione "Tutti
pazzi per la moda", è edita dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna -
Servizio Educativo, per i tipi di Ante Quem di Bologna.
Copie della stessa
sono disponibili - fino ad esaurimento scorte - presso il Museo Archeologico
Nazionale Sarsinate.
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