Coordinamento
Paola Desantis
Progetto,
testi e ricerche iconografiche
Laura Bettini, Barbara Faenza, Daniela Ferrari, Federica Guidi
Illustrazioni
Maria Agnese Mignani
Computer
grafica
Claudio Cocchi, Vanna Politi
Copertina
Maria Agnese Mignani, Vanna Politi
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Indice:
Presentazione
L'appetito vien.. leggendo!
I
buoni sapori di una volta...
Non si
vive di sole... mummie
Se
Atene mangia, Sparta... digiuna!
Al
gallo non far sapere quanto è buono il vino con il miele...
La
grande abbuffata!
Bizantini e longobardi non mangiavan solo cardi...
Invito a
cena con... la Storia
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Presentazione
Se, come sottolinea una nota massima, l'uomo
è ciò che mangia , poche cose possono essere più vicine a noi del
cibo che ingeriamo.
Pertanto un itinerario attraverso le risorse dell'ambiente, le scelte
alimentari, i modi della trasformazione, i percorsi degli scambi, le
tipologie del consumo e i simboli a ciò legati finisce per diventare
chiave di lettura privilegiata di usi ed attitudini umani in generale.
Ciò è valido oggi come ieri ma, indagando sulle situazioni del
passato, emergono con maggiore evidenza le dinamiche sociali,
antropologiche ed religiose alla base delle scelte alimentari dell'uomo,
spesso tanto diverse tra loro.
La storia dell'alimentazione, infatti, non è soltanto la storia delle
risorse agricole e dell'allevamento, ma anche delle valenze simboliche
di volta in volta attribuite ai cibi, nonché ai modi ed alle
circostanze nei quali essi venivano consumati, dai sacrifici alle
divinità ai banchetti conviviali o a quelli funebri.
E proprio su un tema tanto coinvolgente come quello dell'alimentazione
nell'antichità si è incentrata quest'anno l'iniziativa ministeriale Cibi
e sapori dell'Italia antica che, sulla scia dei precedenti progetti
di valorizzazione diffusa, sullo sport nel 2002 e sulla moda nel 2003,
punta a catturare e interessare un più vasto pubblico alle
problematiche del mondo antico.
La Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Emilia-Romagna ha voluto
anche in questo caso, come in quello dei due anni precedenti, recepire
vieppiù lo spirito di tali iniziative, affiancando alle varie mostre
proposte sul tema dell'alimentazione antica nei musei archeologici della
regione (Parma, Marzabotto, Ferrara, Sarsina, Veleia e Ravenna)
un'iniziativa editoriale a carattere spiccatamente educativo.
Tutti a tavola propone un approccio leggero ma meditato al tema
dell'alimentazione antica. Se la varietà dei quadretti tiene sempre
desta l'attenzione e il tono aneddotico facilità comprensione e memoria
delle informazioni, la narrazione è unificata da un invito a prendere
atto della diversità di approccio nel tempo a i vari problemi, che è
poi il fondamento stesso della comprensione della storia.
Affidiamo ai personaggi, che animano con l'efficacia del segno e gli
smaglianti colori le pagine di questo libretto, il compito di rendere
indimenticabili ai lettori bambini ma anche adulti le storie, tutte
vere, che qui si vanno a raccontare.
Lugi Malnati - Soprintendente per i Beni
Archeologici dell'E.R.
Paola Desantis - Responsabile dei Servizi educativi

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L'appetito vien... leggendo
Quante volte ti sei lamentato davanti ad
un piatto fumante di minestra di verdura, davanti a un'insalata o alla
frutta che puntualmente i "grandi" ti vogliono far mangiare?
E che diresti allora di un bel pollo condito con salsa a base di pesce
fermentato? Oppure di un delizioso brodino con sangue di maiale. O
meglio ancora di un bel pezzo di carne cruda piena di mosche?
No spaventarti! In realtà nel mondo antico, nonostante alcune ricette
per noi strane, si poteva mangiare bene e noi siamo per dimostrartelo!
L'unico vero problema per gli chef e le casalinghe dell'antichità era
quello di conservare il cibo... Hai mai sentito parlare del frigorifero
assiro o dei vasetti "sottovuoto" romani?
In assenza di tutto questo, visto che il problema rimaneva (eccome), si
ricorreva all'essicazione e alla salatura delle carni e del pesce
e,quando era possibile, alla conservazione tramite ghiaccio. Esistevano,
infatti, antiche ghiacciaie, antenate dei nostri freezer. Erano pozzi
per conservare la neve, che veniva compressa e coperta con paglia che la
isolava dall'esterno. Ovviamente non tutti potevano permettersi questi
fresco lusso: in epoca romana un bicchiere di acqua ghiacciata era più
costoso di un bicchiere di vino.
Freschi o conservati, raffinati cibi imbandivano le tavole dei ricchi e
dei potenti, mentre, come sempre, i poveri dovevano accontentarsi di
pasti frugali.
Sei pronto allora a metterti a tavola insieme a noi?
Lavati le mani, prepara il tovagliolo e... buon appetito!

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I buoni sapori di una volta...
A meno che non ti piacciano i sapori
veramente forti, se ti invitano in un ristorante con cucina paleolitica,
inventa una valida scusa per non andare! Ti troveresti davanti a una
"pietra imbandita" con pezzi di carne cruda piena di mosche e
un po' troppo "profumata".
Infatti nelle epoche più antiche della storia dell'uomo il fuoco non
era ancora stato scoperto, né esisteva l'agricoltura e i primi uomini
si accontentavano di cacciare, pescare e raccogliere frutti selvatici,
tuberi, radici.
Grande scoperta quindi fu il fuoco... così la carne venne cotta, quindi
resa più tenera, digeribile e sana.
le cose migliorarono ancora più nel neolitico, quando si cominciò a
coltivare la terra: accanto alla carne comparvero i cereali, i legumi e
gli ortaggi: quindi fu possibile preparare focacce e minestre che resero
la dieta più ricca e bilanciata. La frutta e il miele addolcivano la
vita quotidiana. Anche il latte e il formaggio entrarono a fare parte
della dieta, perché gli animali venivano abitualmente allevati
dall'uomo.
Insieme a questi cibi, più elaborati di una semplice bistecca,
comparvero anche tutti i recipienti e gli utensili per prepararli,
conservarli e servirli: all'inizio erano probabilmente in legno e in
osso, poi, con l'invenzione della ceramica, apparvero finalmente
ciotole, bicchieri, piatti, veri e propri servizi in terracotta, con
tanto di cucchiai e coltelli!
Non pensare però che tutto ciò che è così antico sia per forza
semplice o rozzo: anche nella preistoria esistevano oggetti ingegnosi
come, ad esempio, il bollitoio. Era uno speciale recipiente di
terracotta che veniva utilizzato per preparare il formaggio: permetteva
al latte di bollire senza fuoriuscire e, una volta evaporata tutta
l'acqua, si lavorava il composto rimasto con un apposito frullino di
legno, ottenendo ricotta e gustosi formaggi.

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No si vive di sole... mummie
Anche se non ci sono ricettari dell'antico Egitto, per cui non è
semplice riuscire a cucinare "all'egiziana", possiamo avere un'idea di
cosa mangiavano gli egizi dai cibi depositati nelle tombe o dipinti sulle
pareti.
Grande protagonista era il pane, presente ovunque e in tante forme: circolare,
triangolare, conico, a ciambella; per i bambini, esistevano anche pani a forma
di animali e di figure umane. Spesso il pane nascondeva una sorpresa sgradita,
la sabbia, che in Egitto è ovunque: una vera manna per i dentisti!
Sappiamo per certo che gli egizi mangiavano principalmente aglio, cipolla,
porri, fagioli, ceci e tanta lattuga, fichi e datteri, il tutto annaffiato con
abbondante birra, di gran lunga preferita all'acqua!
Certamente un problema comune era l'alito pesante, ma chi voleva mantenere buoni
rapporti con gli altri poteva sciogliere in bocca delle pastiglie composte da
erbe dolci, tritate finemente, mescolate con miele caldo!
Tutti, poveri e ricchi, potevano rimpinzarsi con questi cibi, ma sulle tavole
dei più abbienti compariva anche la carne, soprattutto quella dei volatili, ma
anche di bue, capra e montone. Uno scrittore greco, Erodoto, ci ha raccontato
che la carne di maiale di solito non veniva mangiata perché questo animale era
considerato impuro: in realtà si è scoperto che in alcuni periodi gli egizi se
ne nutrivano abitualmente!
La miglior fonte di proteine a buon mercato era il pesce che, come la carne,
poteva essere consumato subito, arrostito o bollito, oppure essiccato e
conservato dentro grandi recipienti. La scelta del pesce variava da regione a
regione poiché ogni luogo aveva i suoi pesci sacri e dunque immangiabili!
Per i palati raffinati consigliamo la bottarga, un tipo di caviale ricavato
dalle uova di un pesce che si chiama muggine, che è possibile trovare ancora
oggi.
Siete già sazi o c'è ancora spazio per il dolce? Al forno o fritto, il dolce
era a base di pasta di pane con aggiunta di miele, datteri e uva passa e, come
il pane, poteva avere anche forme buffe.
E adesso che vi siete rimpinzati ben bene, quanto tempo vi serve per alzarvi
"da tavola"? Le raffigurazioni ci mostrano gli egizi seduti
accoccolati su stuoie, cuscini e bassi sgabelli davanti a piccoli tavolini o
semplici vassoi.
Il servizio da tavola comprendeva piatti, scodelle e bicchieri di terracotta;
l'oro r l'argento erano destinati solo alle mense veramente ricche!
E per uno spuntino veloce, magari in mezzo ad un canneto? Anche il fusto del
papiro poteva essere utile! Infatti ne veniva succhiata la polpa, oppure, avendo
a disposizione un bel fuoco, poteva essere bollito o arrostito.
Diceva un proverbio egizio: "Ecco, un uomo è felice quando mangia il suo
cibo...". Questo doveva essere profondamente vero per gli operai che hanno
costruito le tombe nella Valle dei Re che venivano "pagati" anche con
cibi e bevande: all'epoca del faraone Ramses III, circa 3100 anni fa, non avendo
ricevuto il loro compenso, i lavoratori organizzarono addirittura il primo
sciopero a noi noto, che si protrasse per circa 6 mesi!

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Se Atene mangia, Sparta... digiuna
Un invito a cena da parte di un antico greco prevede una scelta
ponderata: il territorio greco era molto vasto e ogni regione aveva le
proprie abitudini, come ci raccontano gli scrittori antichi. la tua
decisione quindi dipende dal tuo appetito: se ami pasti semplici lo chef
consiglia decisamente Atene, se invece sei molto frugale (e coraggioso)
meglio scegliere Sparta, dove la specialità locale era il terrificante
"brodo nero".
E se sei un vero mangione, e sei anche festaiolo, puoi restare in Italia
e farti invitare a casa di un greco di Sibari, Taranto o Crotone.
A Sibari le grandi abbuffate erano assai apprezzate perché, si diceva,
contribuivano a conservare la buona salute; i cuochi erano tenuti in
grande considerazione e i migliori venivano premiati con corone d'oro!
A Taranto c'erano addirittura medici specializzati in dietologia che
insegnavano a mangiare correttamente per evitare di appesantirsi troppo.
Tra gli alimenti più diffusi in tutto il territorio greco c'erano
pesci, molluschi crostacei perché allora erano più economici: sgombri,
tonni, muggini, seppioline, totani, polipi, cozze, ostriche, aragoste e
tutte le specie che offriva il mare.
Molto comuni erano la zuppa di lenticchie e la polenta di farina d'orzo
o di farro impastata con acqua, o con vino, oppure con olio, o anche con
miele, a seconda delle possibilità, accompagnata da verdure o legumi,
olive, formaggi e fichi secchi.
Altrettanto diffuso era il pane di farina d'orzo o frumento, semplice o
arricchito con ingredienti vari, come semi di papavero, sesamo oppure
con l'aggiunta di olio, pepe o lardo.
I dolci non erano un alimento abituale, ma erano presenti soprattutto in
occasione di feste religiose o familiari.
Tra i tanti, quella ha la storia più curiosa, è la pyramìs, a base di
frumento arrostito e sesamo legati con miele (un "croccante"),
la cui forma conica ha suggerito ad Erodoto il nome da dare alle tombe
dei faraoni, per descrivere ai greci la loro buffa forma.
E la carne? Non l'abbiamo dimenticata, ma era un lusso che solamente i
ricchi potevano permettersi. Quella più consumata era quella bovina e
suina: molto apprezzati erano anche la lepre, servita con formaggio o
affumicata, e i volatili, in particolare i pavoni e i fagiani.
Come era consuetudine in tutto il mediterraneo, anche in Grecia si
facevano tre pasti al giorno, ma il più importante era quello serale,
un vero e proprio banchetto per i ceti più ricchi, che poteva durare
anche molte ore! Si mangiava sdraiati su grandi divani (klinai),
appoggiando il braccio sinistro su soffici cuscini. Non si usavano
posate, tovaglie e tovaglioli! I cibi erano serviti già tagliati in
piccoli pezzi e venivano portati alla bocca con le mani. Il momento più
atteso era la seconda parte della cena, quando, dopo aver riempito a
dovere lo stomaco, venivano portati grandi recipienti nei quali si
preparava la bevanda più amata dai greci, il vino, rigorosamente
mescolato con acqua fredda o tiepida. Mai bere vino puro: solo i barbari
lo fanno!
L'abbondanza di cibo in certe zone del mondo greco ha fatto nascere
alcune fantastiche storie come quella che ci racconta che nell'Italia
greca c'erano due fiumi che trasportavano nelle loro acque ogni genere
di golosità. bastava avvicinarsi alla loro riva che ti saltavano in
bocca focacce già impastate, pesci bolliti, salsicce e carne tritata,
cotolette, frittelle e pasticcini di formaggio! Ecco un vero
supermercato!

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Al gallo non far sapere quanto è buono il vino col
miele
Secondi le malelingue greche e latine gli etruschi erano il popolo più
goloso e mangione della terra: sempre a tavola circondati da bellissimi
schiavi che servivano loro cibi succulenti e grandi coppe colme di vino
inebriante.
Certo la fertile terra di Etruria offriva orzo, farro e grano in grande
quantità, legumi, olio, vino e fichi.
La fama del benessere etrusco era tale da varcare anche le Alpi: i
galli, infatti, attraversavano le montagne per poter gustare le
prelibatezze della città etrusca di Chiusi, come racconta una famosa
leggenda.
Come al solito, però, la realtà doveva essere ben più
"magra" della maliziose dicerie degli invidiosi vicini.
Di certo un contadino non poteva permettersi i lussuosi banchetti che
vediamo raffigurati sulle pareti di molte tombe.Secondo la moda imposta
dai greci, durante le feste, gli etruschi mangiavano semisdraiati su
morbidi divani, davanti ai quali piccoli tavolini ospitavano stuzzicanti
leccornie.
La musica allietava i loro pasti; ovviamente non c'era lo stereo, ma
persone in carne ed osa con i loro strumenti: flauti, cetre, tamburelli.
Nelle cucine cuochi provetti preparavano grossi tranci di carne da
arrostire o bollire e da condire con salse a base di cereali, verdure e
spezie. Come accompagnamento alla carne, vero e proprio cibo di lusso,
focacce, uova, verdure e per concludere frutta e dolciumi.
Il tutto era annaffiato da ottimo vino allungato con acqua e, pensa un
po', insaporito da spezie, miele o formaggio grattugiato!
Ed ecco una cosa inconcepibile agli occhi di un severo greco: anche le
donne sdraiate sui divani a banchettare insieme ai maschi di casa. Mai e
poi mai una vera signora greca avrebbe partecipato a queste feste con
tutti questi uomini.
Un buon pasto si mangia anche con gli occhi: raffinate stoviglie
esaltano il gusto del cibo, scodelle, piattelli e vassoi, cucchiai e
coltelli, ma niente forchette! E tanti, tanti recipienti per le bevande:
ecco in tavola un bel servizio composta da zina, qutum, thafna, zavena!
Forse è meglio chiamarli con il loro nome italiano, e allora avremo una
grossa olla nella quale mescolare acqua e vino, una brocca per servire
la bevanda così preparata dentro un calice o una tazza.
Accanto ai vasi etruschi possono esserci costosi vasi greci con
splendide decorazioni. ma perché accontentarsi di semplice ceramica
quando si possono abbagliare gli ospiti con sfavillanti servizi di
bronzo!
Forse non sai che a Mantova, antica città etrusca nel cuore della
Pianura Padana, gli archeologi hanno fatto una scoperta inquietante:
hanno trovato tantissimi scheletri di maiali... senza le zampe
posteriori! Già allora gli etruschi erano famosi produttori e
commercianti di... prosciutto!

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La grande abbuffata
Sulla cucina romana, a differenza di quanto visto per quella degli altri popoli,
sappiamo davvero molto.
I romani infatti scrivevano, scrivevano e mangiavano, mangiavano...
Partecipare al banchetto di un ricco romano non significava solo gustare cibi
prelibati, ma assistere anche ad uno spettacolo strabiliante. Che dire, infatti,
del cinghiale offerto dal ricco Trimalcione ai suoi invitati? Fu servito intero
circondato da maialini in pasta di mandorle e con due cestini ripieni di datteri
appesi alle zanne: non appena il cuoco piantò il coltello nel fianco uscirono
tordi vivi e svolazzanti.
I piati forti erano a base di carne: famoso e ricercato era il porcus
troianus, un maiale ripieno di salsicce, verdure e salse aromatiche, così
chiamato perché ricordava il cavallo di Troia, che nascondeva nel ventre i
guerrieri achei.
Anche lepri, capre, camosci e fagiani arricchivano le mense romane e una vera
ghiottoneria, per palati più raffinati, erano i pavoni, i fenicotteri, gli
struzzi e persino i ghiri.
Morbide e croccanti "pizze" accompagnavano le pietanze e sfoglie di
pasta farcita di verdure, carne, pesce e uova costituivano un eccellente
antenato delle nostre lasagne.
Ma non è tutto grasso quello che cola... in realtà la cucina di ogni giorno
era semplice e saporita, fatta di piatti sostanziosi e poco elaborati.
Ecco allora sulle tavole pane, polenta, salsiccia, prosciutto e una bella
insalata di verdure crude e cotte, mentre la frutta, molto costosa, compariva di
rado.
Il pesce era piuttosto diffuso e utilizzato anche per preparare la salsa più
famosa della cucina romana, nota ovunque: il famigerato garum, vero e
proprio succo di pesce, ottenuto facendo macerare sardine, acciughe, sgombri...
con erbe aromatiche e sale, per molti giorni. ne esistevano diverse qualità:
quello migliore derivava dal primo liquido filtrato dei pesci e poteva essere
venduto a cifre astronomiche. Sembra che i romani lo usassero per insaporire
qualunque cibo, addirittura i dolci (perché sei disgustato? Non hai mai
assaggiato le fragole con l'aceto balsamico?).
Prima di storcere il naso, pensando ad una miscela di pesce putrefatto, sappi
che il garum di alta qualità aveva un sapore simile alla pasta di
acciughe e soprattutto al nuoc nam, una salsa molto usata in Indonesia e alla
più comune e diffusa salsa Worcester che puoi trovare anche al supermercato.
Celebre è la passione dei Romani per i vini. Per l'aperitivo si serviva il mulsun,
un vino liquoroso miscelato col miele e, per fare davvero un figurone a tavola,
il Falerno, il principe dei vini, prodotto in Campania, ovviamente allungato con
acqua.
E per i più poveri c'era la pasca, una bevanda di acqua ed aceto!
Dei tre pasti giornalieri, la colazione si faceva velocemente in camera, il
pranzo era un semplice spuntino da consumare in piedi nelle osterie o per
strada, mentre la cena rappresentava il vero e proprio pasto della giornata,
spesso anticipato nelle ore pomeridiane, per poter mangiare e conversare
piacevolmente fino al tramonto. Era buona educazione presentarsi a cena con i
piedi puliti (per stare sdraiati sui triclini senza asfissiare il proprio
vicino!) e alzarsi da tavola senza rubare i tovaglioli.
Esistevano perfino i gelati a base di farina bianca mescolata a vino dolce,
frutta e candida neve, portata dai monti e conservata in grotte sotterranee.

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Bizantini e longobardi non mangiavan solo cardi...
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente i principali protagonisti
che si contendono il dominio della penisola dal punto di vista politico
e... gastronomico sono i bizantini e i longobardi.
In generale le sane abitudini che caratterizzano l'Italia al tempio dei
romani non cambiano neanche nel Medioevo, specialmente in area
bizantina: la dieta mediterranea continua a essere la protagonista della
tavola.
Ecco allora che sulle mense imbandite il posto d'onore spetta agli
alimenti a base di cereali, all'olio ed al vino, integrati soprattutto
da formaggi piccanti e dalla carne, il cui consumo varia però a seconda
dei luoghi: nelle zone controllate dai longobardi la carne compare in
abbondanza, molto meno presso i bizantini.
Paese che vai arrosto che trovi: l'Emilia-Romagna è forse l'esempio
migliore per capire come sono nate certe abitudini alimentari che ancora
oggi caratterizzano questa regione.
Infatti in Emilia, terra dei longobardi, regnava e regna sulla tavola
incontrastato il maiale, mentre in Romagna, terra dei bizantini, il
castrato era ed è tuttora il piatto forte!
Per condire i cibi più raffinati i bizantini usano ancora il famoso garum
e la passione per i piatti saporiti provoca un'ampia diffusione di
spezie importate dall'oriente.
E a fine pasto niente è meglio di un liquore delizioso come la
malvasia, inventato proprio dai bizantini, il cui nome richiama un'isola
della Grecia, la Monenvasia.
Insieme a un bicchiere di vino, ora come allora, una fetta di colomba è
l'ideale: secondo la leggenda, il il nostro tipico dolce pasquale trova
le sue origini nel VI secolo, durante l'assedio longobardo del re
Alboino alla città di Pavia. Una fanciulla, per suscitare la clemenza
del re conquistatore, gli preparò un dolce a forma di colomba, simbolo
di pace. Il dolce doveva essere davvero eccezionale se il re, noto per
la sua ferocia, deliziato da tanta bontà, graziò la giovane!
Un grande cambiamento che si verifica in questo periodo è l'abitudine
di mangiare seduti a tavola e non più sdraiati mollemente su divani.
Durante i banchetti di corte si apparecchiava con tante tovaglie, quante
sono le portate, tutte una sopra l'altra, così si sparecchiava più in
fretta!
Inoltre, i saggi medici medioevali consigliavano, per essere in forma,
una cena leggera. magari una bella zuppa di cereali, e di sfogare il
proprio appetito durante il ricco pranzo di mezzogiorno, cioè
esattamente il contrario di quello che avveniva nell'antichità.
Sembra che l'uso di mangiare con la forchetta sia stato introdotto
proprio a Bisanzio, che oggi si chiama Istanbul, e che solamente molto
tempo dopo si sia diffuso in Italia.
La prima testimonianza che conosciamo è una rappresentazione del re
longobardo Rotari che, armato di forchetta e coltello, si accinge a
gustare un bel pollo! Ovviamente la forchetta esisteva già da tempo, ma
era utilizzata solo per cucinare e servire i cibi.

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Invito a
cena con... la Storia
Se vuoi stupire i tuoi amici, invitali a una cena speciale, un vero banchetto da
antico romano, dove anche le specialità orientali erano assai apprezzate.
Ma attenzione, l'aiuto in cucina di un adulto è indispensabile!!!
Antipasto
alla romana (libum)
Ingredienti:
400 gr di ricotta
100 gr di farina
1 uovo
sale
qualche foglia di alloro
Preparazione:
unisci ricotta, farina, uovo e sale fino ad ottenere un composto
omogeneo.
Forma tante piccole palline della grandezza di un cucchiaio e, per
evitare che si attacchino l'una con l'altra, falle rotolare in un po' di
farina. Appiattiscile leggermente e poni ogni pallina sopra una foglia
d'alloro unta con olio.
Disponi le foglie su una teglia ben oliata e cuoci in forno a 180° per
25 minuti.
Servile ben calde accompagnate da un aperitivo.
Pollo
in salsa bianca
Ingredienti:
4 filetti di petto di pollo
10 acciughe
5 cucchiai d'olio d'oliva
4 uova sode e un mazzetto di porri
odori a piacere
una manciata di pinoli e un bicchiere di vino bianco
mezzo bicchiere di latte
pepe in grani
Preparazione:
metti i filetti di pollo in una casseruola e cuocili assieme ad un
composto formato da 5 cucchiai d'olio in cui avrai fatto sciogliere le
acciughe, i porri tritati e gli odori e aggiungi, durante la cotture, il
bicchiere di vino.
Quando saranno cotti prepara una salsa frullando un pizzico di pepe in
grani, una manciata di pinoli e il sugo di cottura dei filetti allungato
con il latte.
Versa la salsa sul pollo e lascialo insaporire, facendolo tirare un po'
a fuoco medio.
Disponi i filetti su un vassoio e ricoprili con il sugo di cottura, dopo
averlo frullato con il bianco delle uova sode.
Ciambelline
all'egizia
Ingredienti:
400 gr di ricotta
100 gr di semolino
miele
olio o strutto
Preparazione:
unisci la ricotta al semolino fino ad ottenere un composto omogeneo.
Aiutandoti con una tasca da pasticciere versa nell'olio bollente il
composto cercando di formare delle spirali.
Quando saranno dorate toglile dall'olio e appoggiale sulla carta da
cucina. Spennella le spirali col miele e infornale per pochi minuti
finché il miele sarà sciolto.
Datteri
ripieni
Ingredienti:
una scatola di datteri secchi denocciolati
30 gherigli di noce
una manciata di pinoli
sale
pepe nero macinato
miele
Preparazione:
riempi di datteri con noci, pinoli e un po' di pepe.
Rotolali nel sale e friggili in una padella antiaderente con tanto miele
fino a che non siano caramellati.
mettili su un piatto unto di olio e, mentre sono ancora bollenti,
infilzali con stecchini.
Per chi avesse dei dubbi,
va specificato che le autrici, Barbara, Daniela, Federica e Laura,
dopo aver sperimentato le ricette, fedelmente tratte da antichi testi,
sono ancora vive!
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La pubblicazione "Tutti a
tavola", è edita dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna -
Servizio Educativo, per i tipi di Edizioni Pendragon di Bologna.
Copie della stessa
sono disponibili - fino ad esaurimento scorte - presso il Museo Archeologico
Nazionale Sarsinate.
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